RIANIMIAMOCI NELLA SPERANZA
AL VIA SETTIMANA SOCIALE E GIUBILEORIANIMIAMOCI NELLA SPERANZA

Necessitiamo di una rinnovata dose di speranza, anche solo di una parola di speranza: Parola che è Gesù, l’unico che può aprire un futuro di Speranza che si realizzerà.
Dall’esperienza sappiamo come: «Spes non confundit», «la speranza non delude» (Rm 5,5).
Oggi, nel segno della speranza cristiana, sull’esempio dell’apostolo Paolo, siamo chiamati ad adoperarci concretamente per alimentare il coraggio in “questo stanco occidente”.
Il tema della speranza sarà il cuore del prossimo Giubileo che la Chiesa universale sta per aprire. Si prevedono che saranno milioni i pellegrini di speranza che giungeranno a Roma per vivere l’Anno Santo; per quanti impossibilitati a raggiungere la città eterna sarà fruibile un “Giubileo diffuso” perché lo si potrà vivere nelle Chiese preposte e disseminate in tutto il mondo. Per noi, come per tanti uomini e donne di buona volontà, possa essere questo davvero un tempo di grazia per ripensare noi stessi, il senso della nostra vita e il vivere fraternamente in pace: sia tempo di conversione.
Un tempo di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, unica «porta» di salvezza, che noi battezzati - Chiesa in uscita che cammina nella storia - abbiamo il compito di annunciare nei luoghi della vita quotidiana, ovunque e a tutti quale Speranza fatta Parola.
È Lui, Gesù, la Parola che il nostro cuore attende di ascoltare, la Parola che si fa Vangelo, che alimenta in noi la speranza come desiderio del bene, pur non sapendo che cosa ci consegni il domani. In questa fase della storia che attraversiamo, l’incertezza del futuro alimenta sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio… Incontriamo e ci confrontiamo con persone sfiduciate, preoccupate, che guardano il futuro con pessimismo, come se nulla potesse offrire loro serenità.
Per far fronte a questa situazione ciascuno di noi, come tutta la comunità, porti il proprio cuore all’ascolto della Parola, la mediti e agisca di conseguenza: rianimiamo la speranza e collaboriamo con tutti gli uomini di buona volontà a costruire un futuro condiviso, più fraterno e solidale. La Parola ci metta nella condizione di ricercare e trovarne le ragioni sociali e spirituali.
Un contributo in questa direzione di cammino, che insieme vogliamo percorrere, ci viene dalla Settimana Sociale dei cattolici in Italia in programma dal 3 al 7 luglio a Trieste dal tema: “Al cuore della Democrazia, partecipare tra storia e futuro”.
È come un banco di prova per ispirare l’esercizio dell’ascolto evangelico e condurre ad un discernimento comunitario per il bene del Paese e per il futuro della comunità internazionale. Non considerare, quindi, la democrazia come una conquista ottenuta una volta per tutte, come qualcosa di scontato e inesauribile.
La democrazia, come è ben noto, si nutre di partecipazione, di confronto libero e informato, di senso delle regole e di apertura all’interesse generale. Esige il riconoscimento e il rispetto delle istituzioni come casa comune e non come palazzo distante o addirittura opposto ai cittadini. Allo stesso tempo, essa richiede che i cittadini siano consapevoli dei propri limiti, e siano disposti ad accettarne lo sforzo.
La democrazia, insomma, ha bisogno di essere custodita e di essere costantemente rigenerata. Vivere la democrazia oggi e prendere parte al cammino di conversione che il Giubileo richiede sono un segno di speranza per dare futuro alla “Casa comune” dell’umanità.
A orientarci verso questa visione planetaria sta anche la nuova titolazione consegnata a questa 50ª edizione: “Settimana sociale dei cattolici in Italia” e non più “solo” degli italiani, in segno di apertura e di riconoscimento della presenza nel nostro Paese e nelle comunità cristiane di persone provenienti da tanti luoghi del mondo.
Coinvolgerà i delegati scelti dalle diocesi e dalle associazioni nella bella città di Trieste (nella foto), multietnica e segnata da divisioni politiche lungo la storia nella ricorrenza del 75º anniversario della Costituzione italiana. Perché vivere la democrazia oggi significa riconoscere e valorizzare, come ci insegna la Dottrina Sociale della Chiesa, il ruolo che nella rappresentanza pubblica hanno i “corpi intermedi dello Stato”.
Come dire che senza corpi intermedi, cioè le realtà naturali ed associative, non c’è politica, non c’è rappresentanza, non c’è democrazia partecipata. Il declassamento del loro ruolo ha queste conseguenze.
Essi sono, quindi, la barriera che impedisce il realizzarsi, con l’egemonia culturale e politica, di qualsivoglia autoritarismo pur nella permanenza formale delle istituzioni democratiche. In un tempo in cui notiamo il ridursi del coinvolgimento dei corpi intermedi e una partecipazione sempre meno “partecipata”, vogliamo dare slancio sia al desiderio di fare emergere le potenzialità ancora sotto traccia sia anche valorizzare il meglio di quanto è già presente nel nostro Paese. Il futuro dell’Italia, si legge nel Documento preparatorio della Settimana Sociale: “richiede persone capaci di mettersi in gioco e di collaborare tra loro per rigenerare gli spazi di vita, anche i più marginali e affaticati, rinforzando la capacità di scegliere democraticamente e di vivere il potere come un servizio da condividere”. In quest’ottica diamo risonanza e concretezza all’anelito di pace che cresce tra quanti vivono di Vangelo.
Ciò che ci aspetta è un già un presente di speranza. È questa che ci è necessaria. Ce lo ricorda papa Francesco: “Ne ha bisogno la società in cui viviamo, spesso immersa nel solo presente e incapace di guardare al futuro; ne ha bisogno la nostra epoca, che a volte si trascina stancamente nel grigiore dell'individualismo e del tirare a campare”:
Siamo e diventiamo sempre meglio in questa stagione ecclesiale e sociale protagonisti e testimoni del bene comune possibile: la Speranza, non delude.