Editoriali
È innegabile, il disagio minorile cresce. Quindi un monito: adulti, genitori e educatori, apriamo gli occhi! Deve essere nostra premura il dovere di educare le nuove generazioni investendo sul loro futuro; non più repressione o indifferenza. Il progetto “Giovanissimi in disagio” (presentato sul notiziario parrocchiale dello scorso ottobre), voluto dalla parrocchia e realizzato dall’oratorio in collaborazione con altri soggetti, si sta concretizzando a vari livelli di coinvolgimento: adolescenti, animatori, genitori. Da una panoramica della sua attuazione si rileva come il percorso formativo programmato per i genitori e gli adulti veda sì un pieno coinvolgimento e interesse di alcuni partecipanti, ma anche un cospicuo numero di assenti. E ciò un po’ contraria. Infatti, nonostante l’invito indirizzato personalmente ai genitori dei pre-adolescenti 2011 – 2010 – 2009, l’obiettivo del coinvolgimento, della partecipazione, non è stato raggiunto.
Nel confronto in gruppo con il dottor Regoliosi, psicologo e psicoterapeuta, si è evidenziato come la trasgressione giovanile sia un atteggiamento comportamentale in forte espansione anche nei nostri quartieri cittadini. Ci si domanda perché un adolescente, anche dodicenne, trasgredisca. Spesso il mondo degli adulti non capisce, mentre sarebbe fondamentale prendere coscienza dei perché del disagio dei giovani. Punto di partenza è l’esperienza di gruppo, la sua importanza per un adolescente, l’importanza delle emozioni forti e l’assenza di pensiero, di ragioni.
È impellente quindi chiedersi a quali bisogni rispondano questi comportamenti. È noto e siamo consapevoli che i bisogni fondamentali degli adolescenti sono: il conoscere e dare significato; il benessere psico-fisico; l’esprimersi e identificarsi; la relazione e appartenenza; le rassicurazioni sul futuro; lo sperimentarsi; il bisogno di trascendente. Dietro ogni azione trasgressiva di un adolescente c’è l’emergere di un bisogno: la ricerca di attenzione; il mettere alla prova le sue capacità; il mostrare di essere capace di…; la ribellione al contesto in cui si trova per riaffermare la propria libertà. L’intento dell’adolescente è commettere un atto che sia di rottura delle regole, per attirare l’attenzione, mettersi alla prova, non ultimo per farsi ammirare dal gruppo. Il comportamento diventa trasgressivo “per diventare qualcuno”. Il comportamento trasgressivo dell’adolescente è il “suo” modo per individuarsi, trovare nuovi spazi: affermare la propria libertà motoria e ideologica. In queste dinamiche il gruppo ha un’importanza fondamentale in quanto luogo di appartenenza al di fuori dalla famiglia. Il gruppo, da intendersi come spazio di iniziazione e di messa alla prova, ha quindi, una forte presa sul singolo adolescente, in quanto favorisce, da parte di tutti i membri, comportamenti di emulazione e di riduzione della responsabilità: ad agire “non è più il singolo”, ma il gruppo. Questa risulta essere la vera “zona d’ombra” del gruppo stesso, è ciò che viene definito “assenza di pensiero”. L’azione sostituisce il pensare. E, in questo senso, la trasgressione può essere definita una devianza. Negli ultimi anni è sempre più in crescita tra gli adolescenti giovanissimi la “devianza normale” che si esprime in nuove forme per lo più non precedute da manifestazioni di disagio, di disadattamento. In aumento anche le forme di “devianza leggera” che si esprimono con comportamenti violenti, bullismo, vandalismo, furti in centri commerciali.
Tra questi comportamenti trasgressivi, il vandalismo degli adolescenti può significare un loro bisogno di “distruggere una civiltà” che non sempre capiscono e nella quale non si riconoscono per lasciare così un segno della loro presenza. Mi vendico – sembrano dire – per dimostrare che io sono più forte. Qualunque atto trasgressivo ha sempre una valenza comunicativa, come un messaggio affidato alle onde… qualcuno lo troverà. Il comportamento trasgressivo, quindi, è un messaggio mandato da qualcuno che attende una risposta. Per questo motivo, prima di ogni condanna bisogna cercare di capire. E comprendere e capire i segnali degli adolescenti in disagio è la prospettiva educativa scelta dell’oratorio e presentata nel progetto “Giovanissimi in disagio”. Prospettiva non sempre e non del tutto condivisa da parte di adulti e genitori i quali avrebbero preferito interventi più drastici e punitivi nei confronti degli adolescenti con comportamenti trasgressivi. Ora, da quanto emerge dall’attuazione del progetto sembra mancare proprio da parte degli adulti quell’atteggiamento fondamentale di ascolto e risposte adeguate, non punitive. Insomma, il disagio giovanile cresce, ma no alle punizioni per gli adolescenti e all’indifferenza degli adulti.