Come cambia la festa della Madonna del rastello
Il linguaggio della devozione e della pietà popolare, che nessuno desidera smantellare, va però ripensato e, in un certo senso, riattualizzato.Come cambia la festa della Madonna del rastello

La festa dedicata alla Madonna del rastello (una storia riconosciuta che risale al 1391 e che è stata ripresa con forza da un comitato nato appositamente 28 anni fa, al quale vanno certamente i ringraziamenti per il lavoro di memoria di questi anni) verrà celebrata quest’anno dall’11 al 14 settembre in una forma molto più dimessa ed essenziale, senza dimenticare l’ispirazione originaria, cioè l’amore che una comunità cristiana coltiva e custodisce per la madre di Gesù. I laici del consiglio pastorale parrocchiale, insieme con il loro presbiterio, hanno pensato innanzitutto che la festa mariana dovesse essere un’iniziativa della comunità, prima ancora che del comitato promotore stesso. La scelta è stata successivamente messa a confronto con il comitato. Una celebrazione come la nostra andrebbe inserita nel contesto di una più ampia riflessione circa il cuore della vita evangelica, interrogandoci di conseguenza sul senso delle devozioni all’interno di una cultura ormai abbondantemente secolarizzata e che non si immagina più secondo i parametri religiosi conosciuti (come da tempo registriamo nella vita delle nostre comunità: messe, sacramenti etc.). Il linguaggio della devozione e della pietà popolare, che nessuno desidera smantellare, va però ripensato e, in un certo senso, riattualizzato. Oggi il forte rischio delle nostre pur nobili devozioni popolari è che si limitino soltanto a segnare i confini di un’identità riducendosi all’aspetto folclorico. Sono anni che registriamo la lenta e inarrestabile disaffezione a forme religiose e pratiche devozionali da parte di giovani, famiglie, adulti (e anziani) che non riescono più a esprimere la propria fede (la propria ricerca di senso, il proprio desiderio di assoluto) proprio perché quell’insieme di parole, riti e simboli a loro non parlano più, anzi rischiano proprio di tenerli lontani. Nonostante la evidente scristianizzazione in corso, le nostre comunità provano a rimanere fedeli al loro compito di evangelizzazione, nella ricerca di un volto coerente al vangelo oltre che dialogante con il contesto culturale nel quale vivono. A patto, però, che siano in grado di rivitalizzare i propri linguaggi e le forme con cui la fede e il senso religioso può essere ancora detto e consegnato alle nuove generazioni. Il punto è questo, infatti: molto del desiderio e della ricerca religiosa e di spiritualità accade fuori dal perimetro parrocchiale. Un appassionato e convinto ritorno al vangelo meriterebbe le nostre migliori energie e un lavoro pastorale diligente e intelligente. Sarebbe, infatti, utilissimo che una comunità cristiana si ponesse seriamente la questione di cosa (o, meglio, chi) sia centrale nell’esperienza cristiana e, quindi, di come restituire dignità e calore ai gesti che intendono onorare la figura di Maria e confermare la propria fede. Ogni forma devozionale e popolare deve avere il coraggio di lasciarsi misurare dalla parola evangelica, l’unica in grado di dettare i criteri di un’autentica esperienza credente.La scelta sobria ed essenziale prevede quest’anno anche la rinuncia di alcuni elementi che hanno caratterizzato la festa gli anni precedenti, in modo da ricondurre la devozione vera e propria nell’alveo di ciò che deve essere: un atto di affidamento alla maternità di Maria e il consolidamento della vita comunitaria nella memoria della fede di chi ci ha preceduto.

Due in sostanza sono le novità più importanti:
la prima è che la festa sarà celebrata di domenica, giorno del Signore nel quale una comunità si ritrova a celebrare (e non di lunedì). Ci ritroveremo perciò domenica 14 settembre alle 18.00 davanti all’edicola della Madonna del rastello per iniziare insieme l’eucaristia, proprio lì davanti all’immagine (quella vera rimarrà in chiesa), per poi spostarci a piedi – senza alcun timbro processionale – e raggiungere la chiesa parrocchiale.
La seconda novità è che affideremo la nostra memoria mariana alla lettura di un testo letterario scritto da Erri De Luca dal titolo In nome della madre. Sarà, il monologo, letto e interpretato dall’attrice Patrizia Punzo per la regia di Daniele Nigrelli (lo spettacolo fa parte del calendario di teatro sacro deSidera: appuntamento venerdì 12 settembre alle ore 21.00 in chiesa parrocchiale, ingresso gratuito). Nei giorni precedenti vivremo la preghiera (e non recita) del rosario accompagnandola con i testi di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta scomparso trent’anni fa, innamoratissimo della Vergine Maria. Come tutte le scelte, anche questa potrebbe avere i suoi limiti. Ma ci permettiamo di proporla. Avremo tutto il tempo per riconsiderarla, modificandone la struttura e le intenzioni.